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La pagina di Gerardo Spira

Avvocato senza condizionamenti "Una sola è la verità"

Immagine del redattoreGerardo Spira

La legge e la giustizia sono patrimonio di tutti.

Aggiornamento: 7 giu 2018

di Gerardo Spira


Al solo scopo di dare un contributo alla comprensione ed al confronto, manifesto liberamente il mio pensiero riguardo ciò che accade nella vita pubblica di cui mi sono sempre interessato, come impegno professionale. Per questo ho ritenuto di aprire una finestra sul mondo di oggi, ben sapendo degli effetti che ne derivano negli ambienti in cui si decidono le sorti della società. Spero che nessuna ne abbia a dolersi, che piuttosto chi ha ancora il senso dello Stato e della cosa pubblica insorga con una riflessione di rispetto verso il cittadino e il danaro pubblico, divenuto in questi tempi facile preda di alcuni e di difficile disponibilità per chi ne ha bisogno. La crisi delle teorie ideologiche, le spinte dello stato sociale, i grandi problemi del mondo del lavoro e la rabbia dei giovani non mi possono tenere in silenzio. Anzi questa difficile e complessa situazione ha stimolato la mia curiosità di attento osservatore della vita pubblica a puntare lo sguardo in questo mondo, dove più si è aperto il conflitto degli interessi e degli affari. Da qui sono partito per capire perché si è allargato il solco tra il cittadino, la legge e la giustizia. Perché le istituzioni non si parlano più nel rispetto delle regole pubbliche e perché il cittadino è finito in un angolo senza ascolto e senza alcuna tutela.

La Macchina pubblica, con tutto il suo apparato, quella che ognuno di noi ha sempre tenuto in mente si è allontanata sempre più, in questi ultimi venti-trenta anni dai temi e dai bisogni che riguardano il cittadino, trasformandosi in uno strumento di interessi particolari finalizzati a scopi solo di quelli che vi mettono le idee, partecipano e realizzano il progetto. Il progetto pubblico idealizzato e realizzato con risorse pubbliche è divenuto patrimonio di pochi, dei “cosiddetti eletti”.

Sorge dunque spontanea la domanda: Come mai ciò accade in uno Stato sorto e organizzato per gli interessi generali e con leggi studiate ed emanate per il bene pubblico? Dove e come il sistema pubblico entra in crisi o, e come si suol dire oggi, entra in zona rossa? Se le leggi esistono, dove si inceppano, chi non le applica o le applica male, chi non controlla? Insomma, un sistema ben ordinato deve, per forza di legge, avere la rete della vigilanza e dei controlli. E se questi esistono, vuol dire che la responsabilità ha perduto il suo ruolo. E qui compare il malessere del cittadino che pretende di sapere come viene gestito tutto ciò che paga. Esattamente così come avviene in una buona impresa familiare. E sì, perché il cittadino paga tutta l’organizzazione dello Stato, beni, servizi e persone. Tutto ciò che è pubblico, è il suo patrimonio. Se il cittadino vuole sapere e lo Stato non gli risponde o gli risponde male, è lo Stato a violare la legge o meglio colui che agisce in nome e per suo conto. E’ voce comune e si sente dire che Il cittadino ha perduto la fiducia. E’ scomparso il raccordo pubblico e trasparente tra ciò che viene deciso nelle “stanze”, divenute sempre più chiuse e la volontà della comunità, sempre più isolata; tranne quella parte, che per indole culturale è rimasta sottomessa al “giogo” politico. Il sistema pubblico, quello che è stato sempre cercato e voluto non riesce a coinvolgere il cittadino nelle decisioni che lo riguardano. D’altronde, il sofisticato sistema informatico che la legge vuole pubblico e trasparente, gestito dalla regia unica di comando, non e facilmente accessibile da tutti i cittadini.

Addomesticati il controllo e la responsabilità, è avanzata l’altra cultura, quella impomatata dei colletti bianchi che, intanto dopo forzati e incontrastati divieti, ha chiuso l’accesso principale al cittadino per aprire la porta secondaria al mondo sommerso della rete delle amichevoli organizzazioni. Gli orari e le scadenze si studiano e si attivano solo per il cittadino, mentre la porta di servizio resta aperta in tutte le ore e in tutti i giorni, financo durante le feste comandate. Le telecamere, se ci fossero e funzionassero potrebbero segnare gli indici di benevolenza, almeno per conoscere chi più spesso ha bisogno dell’amministrazione.

Smorzati il controllo e la responsabilità, la vita amministrativa del sistema pubblico è entrata nello spazio del cerchio magico in cui commistioni, collusioni e corruzione hanno una sola identità. E la giustizia? Quando si finisce nelle sue maglie Il tempo galantuomo ne salva il principio “ciò che è stato fatto si è plasmato a lungo andare e le amicizie ambientali dimenticano il fascicolo in qualche cassetto o nel caso estremo lo giudicano con la benevola formula” del non luogo a procedere”. E il cittadino che paga tutto cosa ne pensa? Il cittadino, se nessuno lo vede” sputa per terra e se qualcuno lo interpella, risponde: “secondo me la legge non viene applicata e io pretendo invece che venga applicata”. Ma la legge esiste? Il cittadino risponde: “esiste, esiste”! E la Giustizia? Risponde: “esiste, esiste”! Questo accade in alcune parti del territorio nazionale. Il nostro non è completamente immune.

E qui apro la mia pagina.

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