di Gerardo Spira
Che succede se i risultati annuali non confermano i dati del piano finanziario?
I rifiuti urbani da qualche tempo sono entrati a far parte della categoria della disciplina legislativa dei servizi pubblici, come le opere e gli interventi continui, che vanno a formare l’ossatura del bilancio. Piani e programmi sono infatti strumenti obbligatori attraverso cui il Comune esprime la capacità reale delle risorse e degli investimenti. Ovviamente parliamo di fonti certe, non di previsioni fantasiose, immaginate per coprire promesse elettorali. Le variazioni degli strumenti di bilancio sono legate alla corretta previsione delle performance e all’effettivo controllo delle attività che la formano.
Il cittadino, colpito dalla tassazione locale, guardandosi intorno, esprime malessere e malumore quando, dalla verifica, non riceve benefici in termini di servizi oppure nota che i servizi si sviluppano in modo squilibrato sul territorio. Spesso si sente dire” vi sono cittadini di serie A e di serie B. Sembra un’affermazione fuori luogo ed inappropriata. Invece il risentimento trova la sua giustificazione nel principio di diritto pubblico legislativamente affermato “il cittadino deve pagare per i servizi resi, non per quelli scritti in programmi. Cosa accade quando questi non vengono svolti correttamente o quando non rispondono al progetto di piano?
Cerchiamo di analizzare questo aspetto.
In materia di rifiuti urbani, la voce ricorrente è: più differenzi e meno paghi. Dunque chi differenzia, rispetta l’ambiente e riceve benefici in termini economici. Ciò perché il materiale differenziato, entra nel circuito del riciclo, da cui il Comune riceve il ritorno economico. In sostanza il discorso è semplice. Il cittadino acquista i prodotti, li consuma e conferisce al servizio pubblico confezioni e contenitori, raccolti e separati, a seconda della disciplina disposta dall’ente. Il soggetto gestore, raccoglie il lavoro fatto dal cittadino, lo traporta presso il suo impianto e da qui lo conferisce alle filiere autorizzate. L’addetto alla gestione svolge dunque un lavoro semplice di raccolta e trasporto favorito dall’impegno gratuito effettuato da altri. Qui nasce il problema diversificato tra i cittadini, più o meno virtuosi. Almeno così si dice. Virtuosismo che produce economia e ricchezza non in favore del cittadino. La logica della tariffazione va invece verso un obiettivo completamente diverso. Le leggi vanno nella direzione di ridurre gli sprechi, differenziare quanto più possibile e restituire vantaggi al cittadino attore del processo. L’obiettivo della legge è quello di abbassare la produzione pro-capite, ridurre l’indifferenziato al limite della percentuale prevista dal piano regionale e nazionale. Ciò ovviamente è possibile se i cittadini hanno appreso piena coscienza civile ed esiste il controllo pubblico. Cosa succede se i dati di previsione percentuale del piano non vengono rispettati? Quali conseguenze? I cittadini indisciplinati trasferiscono, indirettamente, il peso del maggior costo sui cittadini rispettosi delle regole. Vuol dire anche che saltano tutte le previsioni del piano finanziario, con aggravio di costi dei prodotti raccolti in modo indifferenziato. Vuol dire che tutta la Comunità ha ricevuto un danno in termini economici ed ambientali. Le conseguenze si ribaltano sul Contratto di gestione del Servizio affidato secondo il piano e saltano i benefici previsti da restituire ai cittadini per l’impegno assunto. Dunque nel processo del Servizio della raccolta differenziata spuntano molto chiare le responsabilità a cominciare dal cittadino fino ai soggetti che gestiscono e controllano. La tariffazione infatti coinvolge cittadini, imprese e responsabili pubblici, tutti chiamati a raggiungere il processo di equità fiscale. Se ciò non accade il Comune ha il dovere di individuare le responsabilità, per tutelare le ragioni di diritto dei cittadini virtuosi, vittime indirette dei danni, in tutte le previsioni giuridiche. Ha diritto la comunità a vedere riequilibrati gli interessi pubblici, il cittadino ad ottenere la restituzione del beneficio per avere osservato le regole e corre l’obbligo per l’Ente di accertare ed individuare i cittadini responsabili del mancato rispetto del progetto di piano. Quando ciò non avviene, di chi la responsabilità? In tal caso basta ricorrere ai richiami normativi, riportati negli atti di affidamento della gestione.
Orbene Vediamo cosa dice la legge in materia.
Dal 2010 il legislatore nazionale, in attuazione della normativa europea, ha fissato parametri percentuali in materia di rifiuti, quotati dal 50 fino al 65% per l’anno 2018. Le Regioni si sono conformate con disposizioni di attuazione. I Comuni hanno redatto i piani finanziari modulandoli in sistema per raggiungere gli obiettivi. Quindi strumentazione e organizzazione hanno costituito gli elementi base per raggiungere le percentuali previste. Il sistema porta a porta ha segnato la svolta per rispettare i predetti limiti e garantirne gli obiettivi. Porta a porta vuol dire che in sostituzione del metodo tradizionale con i cassonetti in stradi, la raccolta avviene presso il domicilio del cittadino con un calendario ben specifico e un metodo tecnico amministrativo collaudato. La tariffazione segue il sistema e diviene la chiave di volta per la gestione moderna dei rifiuti urbani. Il sistema del porta a porta si completa e si realizza con uno dei metodi messi in atto e sperimentati in molte realtà del territorio nazionale. I sistemi studiati e sperimentati, efficienti e funzionanti sono: chiave elettronica, tessera associata alla calotta; bidoncini o sacchetti con chip, sacchetti prepagati con codice a barre. Tutto sorretto da una idonea, continua campagna informativa.
L’assenza del processo individualizzato del metodo di raccolta del porta a porta, ci riporta al sistema di raccolta in cui i rifiuti, senza alcuna distinzione, vengono confusi e compattati per finire in un impianto in cui la manovalanza di poco costo o a nero, produce l’utile per l’azienda. Qui viene vanificato tutto l’impegno fatto dai cittadini nella fase del primo conferimento. Qui scoppiano le contraddizioni del piano finanziario, il raggiro legale della raccolta differenziata, l’approssimazione dei dati forniti dal gestore, la presa in giro del cittadino che paga la tariffa per il metodo deliberato del porta a porta. Qui finiscono i falsi del piano e del bilancio e i reati contabili, in un cumulo di falsi ideologici con l’accordo politica e gestione. E i controlli? Eppure basta seguire il percorso dei rifiuti da quando nascono fino agli impianti di appoggio e finali.
In tal modo il piano finanziario dei rifiuti e il bilancio diventano strumenti di copertura di attività illecita ed illegittima anche di riferimento contabile. I cittadini onesti e virtuosi pagano i maggiori costi, non dovuti, provocati da un sistema non controllato, che comunque favorisce e danneggia. E la legittimità amministrativa degli atti? Anche questa finisce in un bidone di rifiuti indifferenziati.
Li 27 novembre 2018
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