La cultura della frantumazione politica territoriale non ha consentito al Cilento un adeguato e coerente sviluppo economico-sociale. La visione politica secolare, chiusa e limitata ha costretto le comunità locali a restare fuori mercato, riducendo gli spazi dell’offerta alla sola occasione di qualche periodo, con una conseguente e confusa competizione della qualità del prodotto. E’ mancato l’intuito strategico di sfruttare il Parco, ultimo soggetto pubblico istituito con legge, come occasione per porre all’attenzione del mondo della cultura la storia di un territorio che, nel corso di millenni, ha saputo conservare e tutelare un patrimonio ancora integro nei suoi fondamentali elementi: i luoghi del passaggio storico della civiltà contadina, i centri storici, la natura e l’ambiente in cui il cilentano ha stabilizzato il suo sistema di vita, integrato in uno schema semplice di architettura economico- sociale, dal mare alla montagna. Una realtà che, con le sole capacità territoriali, ha saputo creare una perfetta simbiosi di uomo e natura, senza squilibri territoriali.
La corsa all’oro del turismo di occasione, però, non ha trovato le istituzioni pronte e capaci di incanalare il nuovo filone in una linea progettuale allargata su tutto il territorio. Ogni politico locale si è mosso da solo, inventando ricette o copiando dal vicino. Le iniziative si sono moltiplicate lungo la costa e nell’interno confliggendo tra loro e senza alcuna prospettiva di qualità. Talvolta sono stati i procacciatori di incarichi a suggerire proposte, esaurite nel tempo di una stagione tra i resti di investimenti pubblici finalizzati a pochi. Un patto territoriale responsabile della vita e della morte politica dell’intero territorio.
Nella voce TURISMO è comparso di tutto: associazioni, comitati e cooperative promosse e gestite da personaggi infilati e infiltrati che hanno fatto rete col filo diretto del potere locale. Tutti dentro a controllare gli affari e dirigere il traffico del bisogno e della sopravvivenza, utile, però, nelle tornate elettorali.
Questo sistema ha soffocato lo sviluppo democratico della politica e delle nuove generazioni che gridano e pretendono il diritto di una prospettiva di vita e di sistemazione nel territorio di origine senza condizionamenti del potere politico di personaggi talvolta suggeriti ed estranei. La nuova generazione cilentana è un’altra storia e il ricatto del posto di lavoro, ha riacceso nella loro coscienza libera la fiamma della ribellione che prima o poi invaderà anche le nostre piazze. A nessuno è consentito di toccare Il futuro dei giovani; IL FUTURO È UN TEMPO DECLINABILE SOLTANTO CON LA LORO PARTECIPAZIONE.
Nel primo convegno internazionale tenuto a Pioppi di Pollica nel 1997 Angelo Vassallo ruppe lo schema, predicando la sua idea di sviluppo che superava i campanili e i confini del territorio cilentano.
Angelo Vassallo, Sindaco di Pollica, meglio conosciuto come il Sindaco pescatore, parlava di ambiente, di natura, di legalità e di sviluppo integrato del territorio cilentano, dal mare alla montagna. Parlava del patrimonio naturale, di colture speciali tipiche del nostro territorio, come ricchezza di sviluppo secondo il modulo architettonico che, per secoli, ha costruito il Cilento, Diano e Alburni, divenuto poi Parco nazionale e riconosciuto PATRIMONIO DELL’UMANITA’. Vassallo sosteneva che il Parco lo avevano fatto i cittadini che vi avevano abitato per millenni, rispettando natura e ambiente.
Da qui la sua idea che “sono i paesi che fanno il Paese”. La conformazione naturale del territorio, diceva che era senza frontiere e senza confini interni, per affinità geografica e storico-culturale. Progetti e interventi locali chiudono anche l’idea di economia e sviluppo del territorio. Turismo non pensato per due mesi all’anno, ma per 12 mesi, sfruttando ciò che madre natura ha regalato: clima, storia e risorse naturali da cui è stata scoperto un particolare stile di vita, che Angel Keys ha collocato nella dieta mediterranea.
Il Sindaco di Pollica insisteva sulla necessità di camminare tutti uniti e di sviluppare un discorso condiviso sul territorio cilentano, finalizzato ad assicurare diritti a tutti i cittadini e a mettere a disposizione delle nuove generazioni un patrimonio di sicuro sviluppo.
Per fare questo, ripeteva “bisogna tornare indietro”. Sosteneva che il passato è la chiave di lettura per progettare e scrivere il futuro delle generazioni che verranno.
Noi, gruppo promotore, ripartiamo da dove ha lasciato il Sindaco di Pollica.: Progetto di sviluppo nella visione del rapporto- uomo e natura.
Il tema, di grande attualità, compare nella discussione politica nazionale in un momento in cui il vulnus pandemico ha colpito l’intero mondo, facendo scoppiare le contraddizioni di una società, che prestando attenzione al consumismo e agli interessi di settori o individuali, ha ampliato disuguaglianze economiche e sociali.
Fabrizio Barca, esperto di politiche territoriali, come ricordato da Pietro Lia nella sua riflessione pubblicata il 27 settembre su INFINITIMONDI dal titolo “ragionando sul profondo Cilento”, ha condiviso, durante un incontro di Sindaci dell’avellinese, la proposta, raccolta dall’Europa, che lo scadimento territoriale comincia con l’abbandono dell’ambiente di vita dell’uomo, conseguente allo spopolamento demografico.
A tal proposito Pietro Lia riporta un pensiero di Vito Teti che mi piace riprendere per la compatibilità con quanto andiamo sostenendo da sempre: “Il virus ci ha insegnato che ogni luogo può essere periferia o centro del mondo. Che la nostalgia può essere rivolta in avanti e non all’indietro. Il danno peggiore per le nostre comunità sarebbe farle diventare luoghi di nuove retoriche e di nuove speculazioni, di tendenze modaiole e di discorsi sterili e salvifici. Le comunità vanno ricostruite e rifondate nei paesi e nelle città. Il definitivo affossamento dei luoghi e dei paesi potrebbe avvenire attraverso interventi angusti, politiche di chiusure e di isolamento, costruzione di immagini edulcorate e neoromantiche. I luoghi, i paesi, i centri storici, le città, le periferie non potranno rinascere se non si inventa una nuova idea dell’abitare e della rigenerazione, se non si ristabilisce un rapporto con la terra, il paesaggio, il mondo animale, i luoghi della produzione, le persone”.
. Ciò è possibile attraverso una diversa politica territoriale, di programmazione urbanistica ed ambientale che vede impegnata l’intera regione del Cilento, Diano e Alburni, in cui l’uomo e la natura diventano gli attori di uno sviluppo nuovo collegato alla vocazione del territorio, dal mare, alla collina, alla montagna, lungo il percorso antico ricco di “emergenze ambientali, storiche e culturali. Il Progetto pone al centro non solo Paestum, Velia, Capo Palinuro, Siti archeologici della antica città di Leo (Roccagloriosa) di Trezene tra Agropoli e Castellabate e tanti altri disseminati nel percorso della magna Grecia, Certosa di Padula, Grotte di Pertosa e di Castelcivita, oasi di Morigerati, Monte Cervati e Gelbison, gole del Calore, grotte preistoriche della Costa tra Camerota e Scario, ma ogni singolo borgo, in una sola visione di sviluppo.
Programmi e progetti devono seguire una omogenea linea di turismo territoriale, al fine di impegnare tutto il patrimonio umano e naturale. Economia e turismo come volàno di cultura storica, ambientale. La dieta mediterranea come interesse attrattivo per muovere tutto il territorio
Il Prof Amedeo Lepore in suo articolo pubblicato sul Mattino insiste: “Il tema delle infrastrutture sociali in Italia e nel mezzogiorno è di cruciale importanza per la ripresa del Paese e il superamento dei suoi divari territoriali: economici e civili” .
Per il NOSTRO TERRITORIO è l’unica via per uscire dal tunnel chiuso da una politica condizionata a localismi e guerre personali e familiari.
Uscire dalla stretta condizione è possibile. Ma attraverso una ribelle riconversione culturale e politica delle generazioni libere da schemi di poteri politicizzati.
Pensiamo alla rete delle infrastrutture viarie attraverso un piano ecocompatibile di collegamento con tutto il patrimonio del Parco, dal mare alla montagna, senza stravolgimenti ambientali; pensiamo alla sicurezza pubblica, alle risorse idriche, alle linee comuni di sviluppo urbanistico, con piani organici e mirati delle risorse naturali e culturali, condivisi con programmi che devono trovare negli enti pubblici di programmazione territoriali, previsti per legge, il punto di riferimento per indicare gli obbiettivi di sviluppo comune. Le iniziative private possono intervenire e partecipare, ma restando nel quadro dimensionato dalla Programmazione pubblica.
La Comunità del Parco, da cui partì l’dea di Angelo Vassallo, deve riprendere questo impegno, guardando il Territorio come una sola realtà omogenea. In questa idea progettuale, la cultura politica deve trovare interesse ad allargare l’orizzonte di una politica di sviluppo in cui i giovani potranno essere padroni e protagonisti del proprio futuro.
Il Progetto va proposto all’Europa, anche con stralci per materia e settori. La legge lo consente, con accordi e protocolli. Ma per un solo progetto per tutto il territorio del Parco.
Incontri, Convegni pubblici e il Web hanno lo scopo di allargare la discussione e di affidare il progetto a chi ha a cuore il futuro di tutta l’area del Parco e il destino di intelligenze, che premono per restare nella terra dove sono nati.
Sblocchiamo il Cilento e il territorio del Parco da qualsiasi condizione di SISTEMA che ha intaccato la libertà e la dignità del FUTURO. Ciò è possibile attraverso una diversa politica territoriale, di programmazione urbanistica ed ambientale che vede impegnata l’intera regione del PNCDA, in cui l’uomo e la natura diventano gli attori di uno sviluppo, lungo l’antico percorso della storia. Programmi e progetti devono seguire una omogenea linea integrata. E anche se parziali, gl’interventi devono essere rapportati alla stessa idea di turismo e di sviluppo economico. Economia e turismo come volàno di cultura storica, ambientale. La dieta mediterranea come interesse attrattivo per rimettere la nostra storia al passo coi tempi.
Diritto, Legge e Giustizia in una sola direzione: per tutti.
Gerardo Spira
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